Maria Grazia Calandrone

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per alba

l’anima mia è un dio umano,
un uccello d’altura
che ogni notte nidifica nel chiaro
del tuo petto
come un endecasillabo perfetto

(cosa) bianca e copiosa, ala sottile – rosa
e roveto, cenere – parva
tra stelle profuse,
bianco sangue
di spugna tubolare
nel bianco planetario, bianca tigre
seduta ai bordi della bianca strada senza dolore

l’anima mia cresce dalle tue ossa
come una rosa da una lingua viva
– a stille,
a emorragia
– dal tuo alfabeto
inimmaginabile

ma è da questo corpo,
dalla sua silenziosa mietitura
che viene il verbo,
questo pane assoluto
che ti offro, questa bellezza
viva, fatta per te

 

Serie fossile (Crocetti, 2015)

0 pensieri su “Maria Grazia Calandrone

  1. quale dio può meritare questo canto. nessun terrestre potrebbe reggere il carico di questo amore. eppure il canto si offre così chiaro e impossibile, dispiegato tra luce d’ossa e di stelle.

  2. io sono profondamente commossa e ringrazio. non so aggiungere altro.
    solo, ad Annamaria, che ben conosco e dunque riconosco: la mia risposta è una citazione da “Serie fossile”, che si poneva il problema che tu poni e lo risolveva così: sventura e bene.
    l’amore apre gli occhi. ma gli occhi aperti sono dolorosi. “Degli Angeli ciascuno è tremendo”. e questo è Rilke. ubi maior…

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