Io vi parlo da questa
inospitale zona del sentire.
Sì, questo scrivere pare mi annienti
a poco a poco, ma
mentre mi invento un vivere migliore
m’abituo a questo fuoco con cui gioco
da tempo ormai. Noi siamo solo ostaggi
del provvisorio.
Non è una fuga nell’irrazionale
bensì si tratta solo di guardare
l’invisibile che si spoglia e addita
lì dove vita e morte si coagulano
in un tutt’uno.
Io dentro queste parole ci vivo.
E muoio, a volte.
In quest’antro mi nascondo,
venite a prendermi se ci riuscite.
da Santuario del transitorio (L’arcolaio, 2014)
Foto di Sebastijan Vojvoda
Bellissima. Intensa. Profonda.
La trovo viva, una sequenza di immagini che profilano il reale. Ci appartengono. Bella davvero
Stefania da Foggia
Un fior d’autore! Il mio! Un caro saluto, Ale!
Non è posssibile entrare nell’immaginario,sicuramente è un rifuggio de proprio essere,molto bella complimenti.
Ogni poeta ha un angolo di mondo proprio, inarrivabile. A volte é possibile arrivare vicino, ma a un tiro di schioppo le ombre diventano quinte, le quinte diventano un labirinto e…si viene chiusi fuori …
Questa é una vera poesia, perché enuncia una verità.
Alessandro sembra farci un invito “venite a prendermi”, in realtà sta lanciando una sfida, consapevole che sarà vincitore. Ancora una volta.
Molto apprezzata.
Stupenda!
“Io dentro queste parole ci vivo”. Ma casa più tormentata