Ci abituiamo al buio
quando la luce è spenta;
dopo che la vicina ha retto il lume
che è testimone del suo addio,
per un momento ci muoviamo incerti
perché la notte ci rimane nuova,
ma poi la vista si adatta alla tenebra
e affrontiamo la strada a testa alta.
Così avviene con tenebre più vaste –
quelle notti dell’anima
in cui nessuna luna ci fa segno,
nessuna stella interiore si mostra.
Anche il più coraggioso prima brancola
un po’, talvolta urta contro un albero,
ci batte proprio la fronte;
ma, imparando a vedere,
o si altera la tenebra
o in qualche modo si abitua la vista
alla notte profonda,
e la vita cammina quasi dritta.
Tutte le poesie (Mondadori, 1997), a cura di M. Bulgheroni
questa poesia è splendida, l’ho fatto diventare un monologo teatrale in un recital che ho portato in scena l’anno scorso, complimenti per la scelta.
inizierò a seguirti.
un saluto e a presto
grazie! ho appena iniziato a seguirti anche io. la dickinson ha una miniera di testi che meritano di essere messi in scena o quanto meno condivisi. credo che nei prossimi mesi qualcos’altro lo pubblicherò di suo. un saluto!
grazie per esserti iscritto al mio blog, aspetto di leggere quello che pubblicherai della dickinson che è insieme ad alda merini la voce femminile della poesia che più amo,un saluto a te