Sibilla Aleramo


Rose calpestava nel suo delirio
e il corpo bianco che amava.
Ad ogni lividura più mi prostravo,
oh singhiozzo, invano, oh creatura!

Rose calpestava, s’abbatteva il pugno,
e folle lo sputo su la fronte che adorava.
Feroce il suo male più di tutto il mio martirio.
Ma, or che son fuggita, ch’io muoia del suo male.

Tutte le poesie (Il Saggiatore, 2023)

Marina Cvetaeva


Alla mia povera fragilità
guardi, senza pronunciare parole.

Tu – sei di pietra, ma io canto,
tu – sei un monumento, ma io volo.

Lo so, il più soave maggio
all’occhio dell’Eternità – non è nulla.

Ma io sono un uccello – non biasimare
se una legge lieve mi è imposta.

*

На бренность бедную мою
Взираешь, слов не расточая.

Ты – каменный, а я пою,
Ты – памятник, а я летаю.

Я знаю, что нежнейший май
Пред оком Вечности – ничтожен.

Но птица я – и не пеняй,
Что легкий мне закон положен.

La via delle comete (Interno Poesia Editore, 2023), cura e traduzione di Paolo Galvagni

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Ilaria Giovinazzo

Ph. Dino Ignani

Lo senti questo logorio continuo
delle corde intorno all’argano?
L’incontro perfetto del corpo
che aderisce all’ombra?

Sei nelle armonie improvvise
a cui accedo negli attimi illuminati
delle mie giornate.
Sotto il peso delle cose
questo muscolo idiota schianta.

Dimmi solo che la vita non tradisce.
Dimmelo ancora. Menti.

La religione della bellezza (Italic peQuod, 2023)

Vicente Aleixandre


Si amavano.
Pativano la luce, labbra azzurre nell’alba,
labbra ch’escono dalla notte dura,
labbra squarciate, sangue, sangue dove?
Si amavano in un letto battello, mezzo tra notte e luce.

Si amavano come i fiori le spine profonde,
o il giallo che sboccia in amorosa gemma,
quando girano i volti melanconicamente,
giralune che brillano nel ricevere il bacio.

Si amavano di notte, quando i cani profondi
palpitano sotterra e le valli si stirano
come arcaici dorsi a sentirsi sfiorare:
carezza, seta, mano, luna che giunge e tocca.

Si amavano d’amore là nel fare del giorno
e tra le dure pietre oscure della notte,
dure come son corpi gelati dalle ore,
dure come son baci di dente contro dente.

Si amavano di giorno, spiaggia che va crescendo,
onde che su dai piedi carezzano le cosce,
corpi che si sollevano dalla terra e fluttuando…
Si amavano di giorno, sul mare, sotto il cielo.

Mezzogiorno perfetto, si amavano sí intimi,
mare altissimo e giovane, estesa intimità,
vivente solitudine, orizzonti remoti
avvinti come corpi che solitarî cantano.

Che amano. Si amavano come la luna chiara,
come il mare che colmo aderisce a quel volto,
dolce eclisse di acqua, guancia dove fa notte
e dove rossi pesci vanno e vengono taciti.

Giorno, notte, occidente fare del giorno, spazi,
onde recenti, antiche, fuggitive, perpetue,
madre o terra, battello, letto, piuma, cristallo,
labbro, metallo, musica, silenzio, vegetale,
mondo, quiete, la loro forma. Perché si amavano.

La distruzione o amore (Einaudi, 1970), trad. it. F. Tentori Montalto

Heinrich Heine

Mir träumte wieder der alte Traum

Mir träumte wieder der alte Traum:
Es war eine Nacht im Maie,
Wir saßen unter dem Lindenbaum,
Und schwuren uns ewige Treue.

Das war ein Schwören und Schwören aufs neu,
Ein Kichern, ein Kosen, ein Küssen;
Daß ich gedenk des Schwures sei,
Hast du in die Hand mich gebissen.

O Liebchen mit den Äuglein klar!
O Liebchen schön und bissig!
Das Schwören in der Ordnung war,
Das Beißen war überflüssig.

*

Il sogno antico

Sognai una volta ancora il sogno antico:
era di notte, a maggio, sotto a un tiglio
noi sedevamo e intanto giuravamo
l’uno all’altra perenne fedeltà.

Un giuramento e un giuramento ancora,
una risata, un bacio, una carezza;
e perché dell’impegno fossi memore,
un morso sulla mano tu m’hai dato.

O dolce amata coi tuoi occhi chiari!
O dolce amata, bella ed elegante!
Forse era doveroso il giuramento,
ma il morso, no, non era necessario.

Buch der Lieder (ed. Hoffmann und Campe, 1827), ed. it. Il libro dei canti (Einaudi, 1983)

(Traduzione inedita di Luca Alvino)

Attilio Bertolucci

Ph. Dino Ignani

Fuochi in novembre

Bruciano della gramigna
nei campi
un’allegra fiamma suscitano
e un fumo brontolone.
La bianca nebbia si rifugia
fra le gaggie
ma il fumo lento si avvicina
non la lascia stare.
I ragazzi corrono attorno
al fuoco
con le mani nelle mani
smemorati,
come se avessero bevuto
del vino.
Per lungo tempo si ricorderanno
con gioia
dei fuochi accesi in novembre
al limitare del campo.

Le poesie (Garzanti, 2014)

Giuliano Gramigna

Come vivere nella città senza queste care presenze?
bucano all’alba nebbie e averse
con ciglia di fuoco
traballanti intirizzite ospitali;
ma quando nelle terse mattine
della primavera alzando stormi di foglie
dalle ruote – eccoli come sono
convogli stampati di nitore
splendidi di lontano in fondo a una lente
tram misericordi! prorotti dal niente,
ce ne avvisa l’odore
di ferro caldo vernice verbena
su su dai viali defunti
di Casalecchio revenants indomabili –
prima che dalla svolta appaia il viso camuso
arancione (o verde?) col numero degli anni
che restano da vivere.

Quello che resta (Mondadori, 2003)

 

 

Michael Krüger


Cosa c’è ancora da fare

per il settantesimo di Peter Handke

Raccogliere le noci
prima che se le prenda lo scoiattolo;
mettere l’ombra in sicurezza,
parlare con la matita
quando questa rifiuta le parole;
non voler trovare il nemico
che cova nel non-pensato;
leggere nelle nuvole
nell’interminabile epos
su forma e trasfigurazione;
togliersi il sasso dalla fronte;
fare allo stupore la grazia di una proroga.

E non dimenticare: di andare nel posto
dove si è cacciato il libro,
il libro con le pagine vuote,
il libro vuoto, il libro.

Spostare l’ora (Mondadori, 2015), trad. it. A. M. Carpi

Alfonso Brezmes


Poetica dello sfratto

Mi piacciono quelle poesie
dove non accade nulla
o ciò che accade
resta fuori scena.

Come quelle case vuote
che sono più grandi
dentro che fuori
e ancora conservano i segni
dei loro vecchi inquilini.

O quei vecchi quadri di Hopper
dove sempre accade qualcosa
che sa soltanto lui.

Quando non ci sono (Einaudi, 2021), trad. di Mirta Amanda Barbonetti