Estate
Cicale, sorelle, nel sole
con voi mi nascondo
nel folto dei pioppi
e aspetto le stelle.
Tutte le poesie (Mondadori, 2017)
Estate
Cicale, sorelle, nel sole
con voi mi nascondo
nel folto dei pioppi
e aspetto le stelle.
Tutte le poesie (Mondadori, 2017)
Abito di Saint Laurent
Osservavi con le dita
quell’abito di Saint Laurent,
aderente, leggero, con le spalle nude
e i miei seni coperti da due labbra di tessuto,
lasciando in mezzo uno spazio profondo,
due gocce simmetriche di pelle.
Dicevi che con quel vestito monocromo
ero essenziale e liscia, curvilinea, sensuale,
nuda, come se addosso non avessi nulla a parte me stessa,
perché quel taglio risaltava i tratti francesi del mio volto,
il neo marrone ebano poco al di sopra della mia bocca,
e il mio sguardo affilato e malinconico da gatta.
Il deserto di Milano (Ensamble, 2023)
Meadowsweet
Tradition suggests that certain of the Gaelic
women poets were buried face down.
So they buried her, and turned home,
a drab psalm
hanging about them like haar,
not knowing the liquid
trickling from her lips
would seek its way down,
and that caught in her slowly
unravelling plait of grey hair
were summer seeds:
meadowsweet, bastard balm,
tokens of honesty, already
beginning their crawl
toward light, so showing her,
when the time came,
how to dig herself out –
to surface and greet them,
mouth young, and full again
of dirt, and spit, and poetry.
*
Spirea
Secondo la tradizione certe poete gaeliche
venivano sepolte a faccia in giù…
Così la seppellirono, e si volsero verso casa,
un salmo uggioso
li avvolgeva come nebbia,
non sapevano che il liquido
che gocciolava dalle sue labbra
si sarebbe fatto strada là sotto,
e impigliati nella sua treccia
grigia che lentamente si scioglieva
c’erano semi estivi:
spirea, balsamo bastardo,
segni di onestà, che già
cominciavano a strisciare
verso la luce, mostrandole,
giunto il momento,
come dissotterrarsi –
emergere e salutarli,
bocca giovane, di nuovo piena
di terra, e sputo, e poesia.
La casa sull’albero, poesie scelte di Kathleen Jamie (Ladolfi, 2016), cura e trad. it. Giorgia Sensi
Si comincia così:
questa è la tua mano,
questo è il tuo occhio,
questo è un pesce azzurro lì
sulla carta, quasi
a forma di occhio.
Questa è la tua bocca, questa è una O
o la luna, come
preferisci. Questo è il giallo.
Fuori dalla finestra
c’è la pioggia, verde
perché siamo in estate, e al di là
gli alberi e il mondo,
che è tondo e ha solo
i colori di questi nove pastelli.
Questo è il mondo, più pieno
e più difficile da apprendere di quanto abbia detto.
Fai bene a pasticciare in quel modo
con il rosso e poi
l’arancio: il mondo brucia.
Quando avrai imparato queste parole
saprai che ci sono più
parole di quante tu possa imparare.
La parola mano galleggia sulla tua mano
come la nuvoletta sul lago.
La parola mano àncora
la tua mano a questo tavolo,
la tua mano è una pietra calda
che io reggo tra due parole.
Questa è la tua mano, queste sono le mie mani, questo è il mondo,
che è tondo ma non piatto e ha più colori
di quanti ne possiamo vedere.
Rivista “Poesia” (N. 200, 2005, Crocetti Editore), trad. it. B. Rizzardi Perutelli
∗
You begin this way:
this is your hand,
this is your eye,
that is a fish, blue and flat
on the paper, almost
the shape of an eye.
This is your mouth, this is an O
or a moon, whichever
you like. This is yellow.
Outside the window
is the rain, green
because it is summer, and beyond that
the trees and then the world,
which is round and has only
the colors of these nine crayons.
This is the world, which is fuller
and more difficult to learn than I have said.
You are right to smudge it that way
with the red and then
the orange: the world burns.
Once you have learned these words
you will learn that there are more
words than you can ever learn.
The word hand floats above your hand
like a small cloud over a lake.
The word hand anchors
your hand to this table,
your hand is a warm stone
I hold between two words.
This is your hand, these are my hands, this is the world,
which is round but not flat and has more colors
than we can see.
It begins, it has an end,
this is what you will
come back to, this is your hand.
Ph. Dino Ignani
Foto-ricordo
A spingermi là dentro,
sotto la luce della scatola,
era un ricordo.
Una forma imprecisa, risaputa,
un’ombra che premeva
nella mia testa
come il sogno che resta lì per un attimo
quando ti svegli:
nei dettagli non sai ricostruirlo
ma sai bene com’era, sei certo
di averlo fatto.
Lineamenti, colori, connotati:
scatto per scatto spiavo la traccia
che potesse guidare fino a quelli
della mia vera faccia.
Autoritratto automatico (Garzanti, 2023)
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Tutte le poesie (Mondadori, 2018)
Nel ventre della piscina verde mela
Nel ventre della piscina verde mela
dell’albergo per turisti
di Puerto Iguazù,
spogliati del caldo atroce
delle sei di pomeriggio,
sono stata la tua sposa.
Sono stata il muschio dello stagno
che nessuno pulisce più da mezzo secolo;
la facciata coloniale
con la pelle crepata agli angoli;
il bottone saltato dalla giacca del barista.
Ma tutto questo alle spalle.
Davanti, solo la tua schiena che faceva capriole,
e oltre, più lontano, le luci del fiume Paranà
tagliato in tre dagli uomini,
con i suoi pesci gatto che ridono a crepapelle
scivolando tra le frontiere senza documenti.
Davanti, solo farfalle arancioni e bianche
entrate in piscina di nascosto, come noi.
Sul bordo un vecchio signore russo
seduto a fumare, parlare al telefono e guardarci con sospetto,
tutti troppo brevi e troppo allegri per sfiorargli il naso.
Davanti, la tua faccia azzurra dei giorni straordinari,
del tempo seduto per terra a giocare coi bambini.
Inedito
Va’ via, lasciami solo, vedo che sta crescendo
la notte in cielo, e il caos diventa piú profondo.
Tra poco del dolore neanche il ricordo resta, e io sono
un fiore che nella tua mano perde petali e muore.
Va’ via, come andarono gli anni quando un’unica tua
parola nella vita era per me come un peana.
Le mie labbra hanno sete del bacio della madre,
di madre terra, e al riso dei secoli si schiudono.
Va’ via, il mio cuore brama la quiete senza fine!
Persino il tuo respiro increspa le acque nere
di Stige, che mi portano, naufrago come sono,
laggiú nell’assoluto Nulla, nell’Infinito.
L’ombra delle ore (Crocetti Editore, 2004), trad. it. F. Pontani
Nessun pensiero può turbare le mie pose malsane
Né smuovere l’austero guscio del mio spirito.
Non mi ferisci, la tua mano non può
Indurmi a ricordare e a esser triste.
Io ti prendo con me, dolce pena
E ti rendo piú aspra col mio gelo,
La mia rete che prende a rompere
Le fibre, o il filo dei sensi.
Nessun amore può forare
La spessa corazza di cuoio,
La dura crosta irrovesciabile
Che nasconde il fiore al profumo
E non mostra il frutto al sapore;
Nessuna onda può pettinare il mare
E incanalarsi in saldo sentiero.
Ecco l’idea che viene
Come un uccello nella sua leggerezza,
Sulle vele delle esili ali
Bianche per l’acqua sollevata.
Vieni, stai per perdere la tua freschezza.
Vuoi scivolare da te nella rete,
O devo io trascinarti
Nella mia esotica compostezza?
Poesie inedite (Einaudi, 1980), trad. it. A. Marianni
∗
No thought can trouble my unwholesome pose.
Nor make the stem shell of my spirit move.
You do not hurt, nor can your hand
Touch to remember and be sad.
I take you to myself, sweet pain.
And make you bitter with my cold,
My net that takes to break
The fibres, or the senses’ thread.
No love can penetrate
The thick hide covering.
The strong, unturning crust that hides
The flower from the smell.
And docs not show the fruit to taste;
No wave comb the sea.
And settle in the steady path.
Here is the thought that comes
Like a bird in its lightness,
On the sail of each slight wing
White with the rising water.
Come, you arc to lose your freshness.
Will you drift into the net willingly.
Or shall I drag you down.
Into my exotic composure?
Ph. Dino Ignani
Cimiteri di campane via dal mondo
fanno l’unione della terra all’erba, vegliano
sulla diaspora dei morti, trame dell’insaputo,
nessuna luna ha una febbre così fredda
di rimanere ferma nelle notti, devota al vuoto.
Ma un’aria protesa è un fulmine, il venire meno
al loro patto insegnando senza luogo la disfatta
e non è alta la nota della fine ma si immagina tremenda,
la sua ferita fino in cielo è non morire.
Le campane (Einaudi, 2022)
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.