Quello che gli dovevamo
erano le piccole cose;
i lupini alla fiera
crescere in altezza.
Ma non ricordo il rumore del dovuto
se penso a te uccellino,
le grandi cose le abbiamo tenute
senza dovere ma precisamente
sempre nella tasca di destra
come ci hanno insegnato
con le cose volute;
a portata di dita.
Mese: Ottobre 2021
Francesca Boccaletto
Interno giorno, senza giorno.
Nessuno in cucina.
La luce rallenta tra queste pareti.
Scriviamo il soggetto di un film,
riempiamo le stanze di oggetti di scena.
In salotto c’è il cane,
nella vasca da bagno
Lucilla, che piange.
Fosco, in corridoio,
aspetta una telefonata.
Si stende per terra, si alza, risponde.
In cucina ritornano tutti,
per cena, senza dire una parola.
Decorazione d’interni (AnimaMundi Edizioni, 2021)
Ted Hughes
Crow Hill
Le fattorie sono crateri colanti sui
ripidi fianchi sotto le fradicie brughiere:
quando non è vento è pioggia,
nessuno dei quali si ferma sulla soglia:
questa bagna i letti e l’altro scuote i sogni
sotto il sonno che non riesce a rompere.
Tra il mal tempo e la roccia
i contadini fanno un po’ di caldo;
le vacche che dondolano la schiena ossuta,
i maiali sulle zampe delicate
respingono il cielo, calpestano la forza
che alla lunga livellerà queste colline.
Chiuso nella giacca contro le folate di nebbia
percorri i crinali delle rovine.
Quel che umilia queste colline ha alzato
l’arroganza del sangue e delle ossa,
e lanciato il falco nel vento
e acceso la volpe nel gocciolante suolo.
Poesie (Mondadori, 2008), trad. it. N. Gardini, A. Ravano
Ljubomir Levčev
Gli scherzi di amore
Oggi è l’onomastico
di chi non ha il nome di un santo.
Allora su, giochiamo
agli scherzi
di Amore…
Passione mia!
Mio meraviglioso inganno!
Mio Purgatorio!
Mio unico amore!
Ti cerco febbrilmente.
Mi dimeno —
così come un animale ferito
cerca sui prati
l’erba medica che lo guarisca.
Dove sei?
Vedo male.
Ah, vedo male!
Chi tira le fila della mia vita?
Chi le tira
così maldestramente?!
Voglio perdermi
in una città,
in una notte,
in una folla,
dove nessuno mi riconosca…
E io non riconosco nessuno.
E per questo
saranno tutti buoni.
E io non sarò
repellente.
Ma non riesco a perdermi.
Ovunque ci sono cartelli.
Ovunque ci sono segnali.
Ovunque ci sono indicazioni…
Signora Davidova,
mia
prima
maestra —
perché mi hai insegnato a leggere?
Mi odiavi a tal punto?
Ecco —
la luna tramonta
al sorgere del sole…
O forse albeggia
dal tramonto…
Questo non so più decifrarlo.
Non c’è una scritta!
Non c’è una scritta in cielo…
Amore mio!
Mia unica passione!
Mio meraviglioso inganno!
Noi
mai
più
ci incontreremo.
Perché,
quando dico:
“Su, cominciamo
una vita nuova!”
tu ti trovi
in un’altra costellazione.
E anche
perché
quando tu dici:
“Su, cominciamo
una vita nuova!”
io mi trovo già
in un altro mondo
dove tutto è segnalato…
E non riesco a perdermi.
1976
I passi dell’ombra (Bompiani, 2021), a cura di Giuseppe Dell’Agata
Valerio Grutt
La tua faccia è una spiga di sole
linea bianca su terra bianca
tracciato confine con altra terra bianca
l’ho riconosciuta tra le facce
le pietre e le facce di cui si compone
il cielo del giorno il muro del giorno.
L’ho scelta e la scelta ha fatto smeraldo
la tua faccia è una spiga smeraldo
in un campo di sole.
Inedito
Cecilia Roda
/a·mà·re/
Una delle cose che più amo di te
è il tuo uso perfetto dei congiuntivi
e da quando ti ho conosciuto
non solo ti dedico il mio presente,
il mio passato, il mio futuro
e il mio trapassato remoto
che fa paura solo a dirlo
e che è già parecchio indicativo
ma anche, anzi soprattutto, il mio congiuntivo,
il condizionale e il gerundio
perché amando te ho visto
l’infinito.
Roberta Lipparini
Stasera vorrei mille bambini da addormentare
Ci passerei la notte fino a domani
a baciare mille fronti
mille piccole mani
A spegnere lampade colorate
a raccontare storie di fate
Una notte senza sogni e senza pensieri
ad ascoltare quei respiri leggeri
quel lievissimo rumore
che mi fa sembrare il mondo migliore
Fino all’alba, finché il buio resiste
perché se li guardo
riesco a non essere triste
da Notte di pane e zucchero
Nina Cassian
C’è modo e modo di sparire
Ho creduto
di essere facilmente riconoscibile
dal mio leggiadro anulare
(ora tutto ingobbito)
e dal cane piumato
che mi accompagna.
Ho creduto di poter essere
una nappina appesa al Suo abat-jour,
Donna Decrepitudine.
La sabbia rosicchia la mia sagoma.
Scompaio,
divengo con lei una cosa sola.
C’è modo e modo di sparire (Adelphi, 2013), cura e traduzione di O. Fatica, A. Bernacchia
Idea Vilariño
que arrastré por los suelos
Osip Mandel’štam
Non dirlo a nessuno,
ciò che hai visto, scordalo —
l’uccello, la vecchia, la cella
o altro ancora.
Ti invaderà altrimenti,
schiuse le labbra,
sul far del giorno
un aghiforme tremore.
Ricorderai nella dacia la vespa,
l’astuccio d’inchiostro infantile
o i mirtilli nel bosco,
che non hai colto mai.
Ottobre 1930
Quaderni di Mosca (Giulio Einaudi editore, 2021), a cura di Pina Napolitano e Raissa Raskina