Francesca Serragnoli

Francesca_Serragnoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci vorrebbe proprio tutto
il tempo di cucire un bottone.
Quel fermarsi
in quel punto della camicia
su e giù con l’ago
e il filo lungo che va in alto e scende.
Quel andare al di là e tornare, basterà?

Il viaggio di una madre
il puntino luminoso della sua mano
che dal cielo scende
e sale un filo che fra le dita
sembra attraversare niente.

Io ti avevo stretto la mano
nella panca della chiesa dei Servi
sentivo che piangevi
non sapevo come ricucire
il fiore sdraiato del tuo respiro
con tutte quelle radici al vento.

Non mi lasciare nel traffico
nel buio sordo di un attimo
quando non ti volti più
e caschi fra i rami
come un tramonto colpito
nel petto da uno sparo
non lasciarmi andare sotto i portici
che non hanno braccia
non farmi credere che la piazza
sia più bella dei tuoi occhi
che i gradini siano le tue ginocchia.

 

da Il rubino del martedì (Raffaelli, 2010)

Foto di Daniele Ferroni

Isabella Leardini

isabella leardinid8ea

 

In ogni corsa, ogni impennata della vita
mi sei mancato e mi manchi per anni.
Nell’uscire verso il bar delle mattine
tutte le mattine uguali dell’inverno
cercarti, come un gioco per sperare…
Ad ogni cambio di stagione, ad ogni svolta
degli occhi e dell’età non ti ho più perso…
Ti tengo per l’estate, quando salgo
nei miei golfi di buio e quando torno
di notte verso casa e fino a quando
non passo il punto esatto in cui le ruote
incrociano le mie con le tue strade,
finché c’è ancora modo di incontrarti
non è finito il giorno.

 

da La coinquilina scalza (La Vita Felice, 2004)

Alexandre O’Neill

Alexandre ONeill

 

Amico

Ci conosciamo da poco
inauguriamo la parola “amico”.

Amico è un sorriso
di bocca in bocca
uno sguardo pulito
una casa, anche modesta, che si offre
un cuore pronto a pulsare
nella nostra mano!

Amico (si ricordano, voi costì,
scrupolosi detriti?)
Amico è il contrario di nemico!

Amico è l’errore corretto,
non l’errore perseguitato, esplorato;
è la verità condivisa, praticata.

Amico è la solitudine sconfitta.

Amico è una grande impresa
un lavoro senza fine
uno spazio utile, un tempo fertile,
amico sarà una gran festa, lo è già.

 

da Portogallo, mio rimorso (Einaudi, 1966), trad. it. Joyce Lussu.

Sylvia Plath

Sylvia_plath

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Suicidio presso Egg Rock

Alle sue spalle gli hotdog che si spaccavano gocciolanti
sulle griglie dei rivenditori, distese saline color ocra,
cisterne di gas, cataste di materiali – quel panorama
d’imperfezioni di cui le sue viscere erano parte –
ondulavano e pulsavano nella vitrea corrente ascensionale.
Il sole flagellava l’acqua come una condanna.
Non un pozzo d’ombra da strascinarsi dentro
e il suo cuore batteva l’antico tamburellare:
io sono, io sono, io sono. Ragazzini
gridavano lì dove si spezzavano i frangenti e si sfrangiavano
spruzzi strappati dal vento alla cresta dell’onda.
Un bastardo, azionando al galoppo le zampe,
costrinse in volo i gabbiano fuori dal recinto dei bambini.

Covava quella cosa, come se sordo, cieco
il suo corpo gettato sulla riva coi rifiuti del mare,
fosse per sempre solo una macchina per respirare e pulsare.
Mosche in fila dentro l’orbita di una morta raia
ronzavano e attaccavano l’arcata sede del cervello.

Ogni cosa s’allontanava ai raggi corrosivi
del sole tranne Egg Rock azzurra tra i rifiuti.
Mentre entrava nell’acqua udiva

l’incurante spumeggiare dei frangenti su quelle rocce.

 

La luna e il tasso (Via del Vento, 2011), trad. it. Pietra Mattei

Zbigniew Herbert

Zbigniew Herbert

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

non ho potuto scegliere
niente nella vita
secondo la mia volontà
il mio sapere
le buone intenzioni

né una professione
un rifugio nella storia
un sistema che spiegasse tutto
né tante altre cose
perciò ho scelto i luoghi
tanti luoghi di sosta
– tende
– locande sulla strada
– asili per senzatetto
– foresterie
– notti sub Iove
– celle di conviventi
– pensioni in riva al mare

i veicoli
come tappeti volanti
di una fiaba orientale
mi trasportavano
da un luogo all’altro
assonnato
estasiato
tormentato dalla bellezza del mondo

 

Poeti della malinconia (Donzelli, 2001)

Patrizia Cavalli

patrizia_cavalli

 

Non ho seme da spargere per il mondo
non posso inondare i pisciatoi né
i materassi. Il mio avaro seme di donna
è troppo poco per offendere. Cosa posso
lasciare nelle strade nelle case
nei ventri infecondati? Le parole
quelle moltissime
ma già non mi assomigliano più
hanno dimenticato la furia
e la maledizione, sono diventate signorine
un po’ malfamate forse
ma sempre signorine.

 

da Le mie poesie non cambieranno il mondo (Einaudi, 1974)

 

Foto di Dino Ignani

Giovanni Raboni

raboni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Città dall’alto

Queste strade che salgono alle mura
non hanno orizzonte, vedi: urtano un cielo
bianco e netto, senz’alberi, come un fiume che volta.
Dei signori e dei cani.
Da qui alle processioni che recano guinzagli, stendardi
reggendosi la coda
ci saranno novanta passi, cento, non di più: però più giù, nel fondo della città
divisa in quadrati (puoi contarli) e dolce
come un catino… e poco più avanti
la cattedrale, di cinque ordini sovrapposti: e proseguendo
a destra, in diagonale, per altri
trenta o quaranta passi – una spanna: continua a leggere
come in una mappa – imborcchi in pieno l’asse della piazza
costruita sulle rocciose fondamenta del circo
romano
grigia ellisse quieta dove
dormono o si trascinano enormi, obesi, ingrassati
come capponi, rimpinzati a volontà
di carni e borgogna purché non escano dalla piazza! i poveri
della città. A metà tra i due fuochi
lì, tra quattrocento anni
impiantano la ghigliottina.

 

Tutte le poesie (Einaudi, 2014)

Antonio Machado

 

Il viaggiatore
II

Ho percorso molte strade,
e aperto molti sentieri;
cento mari ho traversato
e attraccato in cento rive.
In tutti i posti ho visto
carovane di tristezza,
superbi e malinconici
ubriachi di nera ombra,
pedanti dietro le quinte
guardare, zitti, e pensare
che essi sanno, non bevendo
il vino delle taverne.
Brutta gente che in giro
va appestando la terra…
E in tutti i posti ho visto
gente che balla o gioca,
ma quando può, e lavora
i quattro palmi di terra.
Se arriva ad un posto
non chiede mai dove arriva.
Se va in giro, cavalca
sul dorso di vecchia mula,
e non conosce la fretta
neanche i giorni di festa.
Se c’è vino, beve vino;
se non c’è vino, acqua fresca.
E’ brava gente che vive,
lavora, passa e sogna,
e un giorno come tanti,
riposerà sotto terra.

 

Poesie (Newton Compton, 2007), trad. it. Claudio Rendina

Ko Un

 

L’animo di un poeta

 

Un poeta nasce negli spazi tra crimini,
furti, uccisioni, frodi, violenze,
nelle zone più oscure di questo mondo.

Le parole di un poeta s’insinuano tra le
espressioni più volgari e basse,
nei quartieri più poveri della città,
e per qualche tempo dominano la società.

L’animo di un poeta è un solitario grido di verità
nato negli spazi fra mali e bugie del nostro tempo,
picchiato a morte da tutti gli altri animi.

L’animo di un poeta è condannato, non v’è dubbio.

 

Philip Larkin

philip-larkin-1943-006

 

 

 

 

 

 

 

 

La casa è così triste

La casa è così triste. Resta come fu lasciata,
Adattata ai bisogni di chi per ultimo partì,
Come volesse richiamarlo. Invece, senza
Qualcuno a cui piacere, appassisce
E non ha cuore di scordarsi il furto,

Di tornare come al suo principio,
Tiro gioioso alla vita che vorremmo,
Caduto fuori centro. Guarda com’era:
Osserva le foto e le posate;
La musica nel panchetto del piano. Quel vaso.

 

da Poeti della malinconia (Donzelli, 2001)